Settembre ad Atina: tempo di raccolti e convivialità
Il mese di settembre, ad Atina e nella Valle di Comino, era da sempre un periodo ricco di lavoro nei campi ma anche di convivialità. Con la fine dell’estate si raccoglievano fagioli e pannocchie, si preparavano le provviste per l’inverno e si celebrava la comunità attraverso riti contadini che univano famiglie e vicinato.
La raccolta del granturco e la “spannocchiatura”
Tra le usanze più sentite c’era la raccolta del granturco, detta Gl’ M’nton’. I contadini accumulavano i fasci di pannocchie formando grandi mucchi, mentre la scartocciatura – il momento in cui si liberava la pannocchia dalle foglie – diventava un rito collettivo. Non esistendo macchine sgranatrici, tutto avveniva a mano: le foglie secche venivano messe da parte per i materassi, i chicchi accatastati, e il lavoro si concludeva con canti popolari e fisarmoniche.
Feste, canti e sapori della tradizione
La sera, dopo le fatiche, si banchettava con piatti tipici: pasta fatta in casa con uova fresche, sughi di piccione, pollo e i celebri fagioli di Fratta. Non mancava il vino locale, che accompagnava danze e momenti di socialità. Era anche un’occasione per i giovani di incontrarsi e, spesso, per iniziare storie d’amore che si trasformavano in matrimoni.
Frutta, conserve e provviste invernali
Settembre era anche tempo di frutta: melancell’ (piccole mele verdi per i maiali), mele cotogne per profumare la biancheria, pere da conservare sotto aceto e meloni bianchi da aprire a Natale. Nelle cantine si preparavano le ghirlande di aglio, dette serte, che garantivano scorte per l’inverno.
Le minestre contadine di Atina
Un piatto simbolo di questo periodo era la minestra di nonna Marietta, fatta con verdure dell’orto e ingredienti semplici: verza, patate, fagioli, sedano, carote, cipolla, finocchi selvatici, zucchine, pomodori, lardo, pane e un pizzico di peperoncino. Una ricetta che ancora oggi racconta la genuinità e l’identità della cucina contadina di Atina.