C’è un punto di Atina in cui il tempo sembra sospeso, un luogo in cui leggenda, fede e storia convivono ancora: è la Spianata di San Marco, l’ampia terrazza naturale che unisce il cuore del borgo al monte Santa Croce, oggi chiamato Colle.
Già il nome evoca suggestioni antiche: qui, nei secoli, hanno camminato i pellegrini in processione e hanno sostato i principi guerrieri prima di scendere verso la cappella di San Marco. In questo spazio carico di silenzio, attorno ai resti della collegiata di Santa Maria, un tempo si levavano le preghiere invocate al patrono e le suppliche rivolte alla Vergine, che si confondevano con lo sferragliare delle armi, chiedendo protezione per il borgo e i suoi abitanti. Oggi, di quelle voci restano solo l’eco e l’impressione di un luogo sacro e abbandonato insieme, ma l’aria che vi si respira mantiene intatta un’intensa spiritualità.
Un’area archeologica di lunga memoria
Passeggiando tra le pietre disseminate nella spianata si percepisce la stratificazione di secoli di storia. Dal 1886 in poi l’area è stata oggetto di scavi e ricerche, che hanno riportato alla luce una vasta zona archeologica. I reperti, conservati nel Museo Archeologico di Atina, raccontano un’epopea fatta di terracotte, bronzi, monete e iscrizioni che ricostruiscono la vita delle antiche gens di Atina.
Gli storici collocano qui i più importanti monumenti dell’antica città: il Foro di Antonino Caracalla, i templi dedicati a Saturno, Giove e Diana, oltre alla Porta Aurea. Si comprende così come questo spazio, apparentemente marginale, fosse in realtà il cuore politico e religioso della Atina romana.
Il tempio di Saturno
Soffermiamoci sul monumento che più di ogni altro ha alimentato leggende e interpretazioni: il tempio di Saturno, che la tradizione attribuisce a due fasi costruttive. La prima sotto l’imperatore Marco Aurelio Antonino Bassiano, detto Caracalla (211–217 d.C.), la seconda sotto l’imperatore Costantino (306–337 d.C.).
In epoca medievale, precisamente nell’XI secolo, sulle sue rovine sorse la chiesa di Santa Maria, che più tardi divenne collegiata. La prima fonte che cita il tempio di Saturno è il Breve Chronicon Atinensis Ecclesiae, da cui hanno attinto numerosi agiografi locali.
Le cronache antiche e gli storici
- Palombo (1640) riferisce che il Foro sorgeva accanto al tempio di Saturno, dove oggi si trova la collegiata di Santa Maria. Egli cita l’autore dei Miracoli di San Marco, secondo cui il corpo del martire sarebbe stato sepolto in una chiesa vicina a quella della Vergine Madre di Dio, costruita sul tempio di Saturno da Costantino nel Foro di Antonino. Inoltre ricorda un libretto sull’eccidio di Atina che menziona il Foro dell’imperatore Caracalla, figlio di Severo. Palombo, descrivendo le gesta del vescovo Massimo, aggiunge che Costantino, giunto ad Atina, fece restaurare il tempio di Saturno e successivamente edificare una chiesa dedicata alla Beata Vergine, proprio per assorbirne la supremazia.
- Tauleri (1702) riporta di aver visto, dietro l’altare del tempio di Saturno (ormai dedicato alla Vergine), alcuni frammenti con iscrizioni: in uno si leggeva la parola SATURNI e in un altro DEORUM.
- Ughelli, nella sua Italia Sacra, riprende una cronaca di Atina in cui si narra che, al tempo di Caracalla, fu dedicato un Foro con grandi blocchi e marmi levigati, vicino al quale si trovava il tempio di Saturno. Davanti alle sue porte passava un acquedotto ornato da varie opere. Il tempio ospitava sette idoli e sette absidi e custodiva il sepolcro di Saturno, decorato con marmi e contenente le sue ossa in un’urna bronzea. La dedica del tempio e del Foro sarebbe avvenuta secondo i riti pagani il 10 giugno, sotto Severo e Antonino.
- Ricchi (1713), studiando le città volsci, ricorda come in Atina vi fosse un tempio dedicato a Saturno, con sette nicchie e altrettante divinità, oltre al sepolcro ornato di marmi.
Le dispute sull’ubicazione del tempio
Nel tempo, però, non tutti hanno concordato sull’effettiva localizzazione del tempio di Saturno.
- Elisena (1906) esprime dubbi, affermando che gli indizi non bastano a identificarne con certezza la posizione. Analizzando i resti alla base della collegiata di Santa Maria, descrive quattro diverse costruzioni: mura poligonali interne, un secondo muro scabro esterno, architravi romane con blocchi rettangolari e, infine, bastioni di epoca costantiniana o precedente, interpretati come fondamenta del tempio.
- Vassalli (1949) riferisce che fino al 1915 erano ancora visibili architravi di stile bizantino con nicchie e sculture corrosi. Ricorda inoltre che la chiesa di Santa Maria, costruita sulle rovine del tempio di Saturno, fu dedicata a San Marco, patrono della città. Un arco di quel complesso, salvato dai lavori del 1910-1915, è tuttora visibile come testimonianza.
- Beranger (1980) propone una lettura differente: i resti visibili alla base dell’antica chiesa di Santa Maria non sarebbero quelli del tempio, bensì i terrazzamenti di una domus romana.
- Viscaccaro (1982) rilancia ipotizzando che nel sito vi fosse il palazzo dell’imperatore Antonino, oltre a un tempio dedicato a Giove Massimo, poi trasformato in chiesa cristiana.
- Rizzello e Sorrentino (1993) proseguono su questa ipotesi, parlando di un Palazzo Civile con torre difensiva, centro nevralgico della vita medievale.
- Mancini, al contrario, respinge decisamente l’ipotesi del palazzo e identifica i resti con la villa di Palaziano, ricordata dalla Cronaca come il luogo dove fu ospitato San Marco, patrono della città, convertito al cristianesimo e battezzato insieme ad altri fedeli dal vescovo Marco.
Un luogo di sovrapposizioni
La Spianata di San Marco appare così come un palinsesto di memorie, dove si sono stratificate funzioni diverse:
- centro religioso pagano (tempio di Saturno e altri culti),
- centro politico (Foro di Caracalla),
- luogo cristianizzato (chiesa di Santa Maria e poi di San Marco),
- spazio residenziale (domus, villa o palazzo imperiale).
In questo intreccio, Saturno e San Marco, il fondatore mitico e il patrono cristiano, finiscono per condividere lo stesso luogo simbolico. È in questa fusione che la Spianata di San Marco conserva ancora oggi il suo fascino di spazio sacro e misterioso, custode della storia millenaria di Atina.