Agosto tra campi, raccolti e feste popolari ad Atina
Ad Atina e nella Valle di Comino, il mese di agosto era tradizionalmente uno dei più intensi e faticosi dell’anno per chi lavorava in campagna. L’estate, racconta Pia Bianchi, rappresentava infatti un periodo denso di impegni agricoli, in cui non c’era giorno che non fosse dedicato a lavori di raccolta, conservazione e preparazione dei prodotti della terra.
Le famiglie si occupavano innanzitutto di essiccare tutte le verdure estive: mele e prugne, zucchine, pomodori, peperoni, zucche e fichi venivano esposti al sole in appositi cestini chiamati “Gl’ Fùnn”. Si trattava di particolari contenitori ovali e piatti, lunghi circa settanta centimetri, intrecciati con rami di vite. Alcuni artigiani locali, come Vgiucicù gl’ P’zzigli di Villa Latina, erano veri maestri nella loro costruzione.
L’irrigazione dei campi non era sempre semplice: chi viveva vicino al fiume Melfa o al torrente Mollarino poteva approfittare della vicinanza all’acqua, ma la solidarietà tra vicini era fondamentale. Quando un contadino terminava di irrigare, chiudeva le proprie “chiuse” per permettere all’acqua di raggiungere i campi degli altri. Questo spirito di collaborazione rafforzava il tessuto sociale delle comunità agricole.
Agosto era anche il mese delle patate e delle cipolle, che venivano raccolte, mentre le coste di sedano necessitavano di cure costanti, con sarchiature e rincalzature. Le viti, nel pieno della maturazione, richiedevano grande attenzione: i grappoli non dovevano appesantire troppo la pianta, e per questo i vigneti venivano controllati e curati con meticolosità.
In particolare, i terreni della Società Enologica Fratelli Visocchi erano un modello di viticoltura di qualità. I proprietari vigilavano personalmente sui campi, imponendo regole precise e responsabilità ai coloni. Ogni appezzamento, detto “gl’ parz’ navl’”, doveva essere difeso dai furti di uva, un problema frequente. Per questo esistevano figure come Tata, un esperto sorvegliante che controllava i vigneti insieme ai propri figli, spesso armato di un bastone o di una canna di fucile. La sua dedizione era tale che raccoglieva la pigna più bella per offrirla a Orazio Visocchi, che premiava i contadini più attenti e scrupolosi.
Ma agosto non era solo fatica: iniziava infatti la raccolta dei pomodori destinati alla preparazione della “cunserva”(conserva di pomodoro), e sulle tavole comparivano i meloni gialli e i cocomeri, segno della stagione calda e delle prime feste popolari.
Ad Atina, l’evento musicale più atteso era il Festival della Fisarmonica, che si svolgeva al Parco di Santo Stefano, conosciuto come “sull’abete”. Organizzato da Alberto Mancini con la banda di Castel Fidardo, attirava fisarmonicisti da tutta Italia, inclusi quelli delle bande di Pagano e Mottola. La musica bandistica era così importante ad Atina che i maestri non esitavano a ingaggiare musicisti a pagamento per arricchire le proprie orchestre.
Il calendario di agosto culminava con la Festa dell’Assunta, uno degli appuntamenti religiosi e popolari più sentiti dell’anno. La giornata si apriva con le “botte” lanciate nel cielo di prima mattina e si chiudeva con gli spettacolari fuochi d’artificio. La fiera iniziava presto e si concludeva a mezzogiorno, mentre nel pomeriggio la processione solenne riempiva le strade del paese. Tutti si vestivano con eleganza per prendere parte a quella che era la celebrazione più seguita dell’anno, momento di fede ma anche di identità collettiva.
Agosto, dunque, era un mese di duro lavoro agricolo ma anche di incontri, musica e religiosità: un tempo in cui la comunità si stringeva intorno ai ritmi della terra e alle sue tradizioni più antiche.