A persuasione di Massimo, Vescovo di questa nostra Città, nel luogo dove si dice, Piede della Selice, presso il Monumento Imperiale, intorno la strada, che si chiamò de Monumenti, oggi di S. Marciano, dagl’Atinati, in onore della sempre gloriosa Vergine Maria, e del Beato Marco Martire, che ricevè nell’istesso luogo la Corona del Martirio, si fabbricò con grosse pietre, Marmi e altre Colonne sontuoso Tempio, di lunghezza, piedi 163 e di larghezza piedi 42 sotto l’Altare maggiore del quale in un Sepolcro di Marmo si ripose dal Vescovo Massimo il Corpo del nominato S. Marco, e la Testa con i due Chiodi, co’ quali fù nel martirio trafitta, dentro un vaso di vetro nell Angolo, verso Occidente di detta Basilica, dall’istesso separatamente si collocò.
Dovendo essere questo Tempio Cattedrale della Città d’Atina non solo vi fè questo Massimo traportare i Corpi de’ Venerabili Vescovi suoi antecessori, con farli riponere appresso il corpo del glorioso Martire S. Marco, ma fè parimente ivi fabbricare due altre Abitazioni una per potervisi decentemente ricevere i Peregrini e l’altra per maggior utile e comodo de suoi morigerati Cherici.
Tanto nel 1 e 6 Tomo dell’Italia Sacra, trattandosi de’ Vescovi della Città d’Atina si legge; e tanto nel rapportato da me nel 4 lib. intorno al detto Vescovo Massimo si ritrova.
Maximusad Episcopatum Atinensem ascendit anno, et in huius temporibus, constructa est Ecclesia in honorem B. Maria, semper Virginis, et Marci Martyris et Pontificis in eo loco ubi dicitur PesSilicis, iuxta Monumentum quod vocatur Imperiale circa Viam que dicitur Monumentorum, eo quod hinc indè, plena sit Monumentis magnis lapidibus di versis Marmoribus et excelsis Columnis in longitudine pedes centum sexaginta tres in latitudine pedes quadraginta duos habens, in gyro Murum excelsis lapidibus. In qua posuit Corpus predicti Martyris Marci subtus Altare maius in quodam Sepulcro Marmoreo cum lapideo Titulo nomen Christi Martyris intimante. Posuit et caput eius separatim à corpore in Vasculo vitreo, simul cum clavis in Angulo, ipsius Basilica ab Occidentali parte. Posuit, et iuxta idem corpus Venerabilium corpora Predecessorum suorum. Fecit in gro domos ad susceptionem Hospitum. Fecit, et domas ad utilitatem Clericorum suorum.
Con quel decoro, che si potè, conservossi in piedi detto Tempio sin tanto, che dall’Esercito d’Arcadio Imperadore, o d’altro di questo nome, si distrusse la Città d’Atina, e insieme, con la morte del Vescovo chiamato, Romano, si smantellò anche questa Chiesa, a S. Maria, e S. Marco dedicata. Trascorsi molt’anni risorgendo questa disgraziata Patria, in minor forma si ristorò ancora detto Tempio col titolo di S. Bartolomeo, ma disfacendosi di nuovo da’ Longobardi Atina, colla rinnovata Chiesa e dopo molto anni coll’aiuto de Pennesi e Forconesi dagl’Atinati riedificandosi in picciol giro la loro Città, e questa Chiesa medesima, fù dagli stessi consacrata al glorioso S. Marciano Martire di cui presentemente ne ritiene il nome, e dà colla Chiesa di S Stefano il titolo ad uno de Canonici. Tanto nella citata Cronaca, parlandosi del Vescovo, Romano si legge.
Damasus 12. anno Pontificatus sui ordinavit in Civitate Atina Romanum, Episcopum, qui sedit, et c.nsq; ad tempora Arcadii Imperatoris perseverans, cuius gladio necatus est in predicta Ecclesia Beata Marie, et B. Marci, Martyris in suburbio eiusdem Urbis sita, 7. Idus Septembris. Iste siquidem Romanus Martyr mortuus est ab Exercitu Arcadii Imperatoris in predicta Ecclesia S. Marie, que nunc Ecclesia S. Bartholomei Apostoli dicitur, que sita est in loco, qui dicitur, Pes Silicis, et B. Marcus accepit Martyrium, et per multa tempora quievit, et hic etiam erat Episcopatus. Que quoq; Ecclesia in eius honorem, et B. Maria dedicata est à supradicto Maximo.
Marc’Antonio Palombo in alcune Annotazioni, che fece de’ Vescovi d’Atina, sua Patria, giugnendo a parlare del Vescovo Massimo di questo Tempio ebbe anche à dire.
Atina eversa, hoc etiam Templum destructum fuit, quod postea ab Atinatibus reparatum, Divo Bartholomeo dicatur. Sed iterum Atina à Longobardis eversa, hoc etiam Templum corruit, et quantum fuerit, magni lapides politi, qui in dies ex ruina extrahuntur, testantur. Demum parvum Templum ibi constructum, et Divo Marciano dedicatum fuit. Quod Capitulo Atinati a Leone, Episcopo, concessum Innocentius III et Honorius III Summi Pontifices, Privilegiis firmaverunt, Anno 1514 Jacobus Lepus, Canonicus instauravit, et picturis ornavit. Dat nunc Titulum cum S. Stephano, uni ex decem Canonicis.