Il primo Tempio dunque, in cui si principiò ad abolire la profanità dell’Idolatria di questa Patria, in prima Chiesa poi consacrato dal Vescovo, Marco Galileo, al Principe degl’Apostoli S. Pietro, l’ottavo anno del suo martirio, si ritrova, essere stato di Giove, come la Cronaca dell’istessa Città di Atina, rapportata ancora nel 7 Cap. del primo libro racconta:
Templum denique, quod Jovis dicebatur, quod, juxta Domum suam, Palatianus habuerat, octavo anno post passionem Apostoli, in eius consecravit honorem; in qua nimirum Ecclesia septem Presbiteros, totidemq; Diaconos ordinavit.
L’Autore del Catalogo de’ Vescovi d’Atina, mentre dell’istesso Marco Galileo discorre, ebbe anche a dire.
Et ipse erepto Idolo del Templo Jovis, in Ecclesiam consecravit, ad honorem Magistri sui, Apostoli Petri.
Oltre l’antico Martirologio della Chiesa d’Atina, in cui si legge.
Pridie Non. Julii, hic in Atina, Dedicatio Ecclesie S. Petri, quam Beatus Martyr, et Pontifex, Marcus, primum in hac Urbe, octavo anno post passionem ejusdem Apostoli, et Magistri fui, in ejus dedicavit honorem.
Adenulfo, Arcivescovo di Capoa, descrivendo il Martirio di S. Marco Galileo, primo Vescovo della nostra Patria, conferma quanto sopra è detto.
Templum denique Idolorum, quod idem Palatianus, juxta domum suam, habuerat, congesta in unum Simulacrorum omnium multitudine, atque contrita, ad honorem Santissimi sui Magistri, Apostolorum, videlicet, Principis, Templum Jesu Christo Deo, Sanctus Episcopus venerabiliter consecravit.
Se fosse stato questo Tempio di maggior grandezza di quello, che presentemente si vede, non v’è memoria; basta solo, tale, qual è, esser oggi in piedi in detta Città, e essendo donato dal Vescovo Leone al Capitolo d’Atina, dà oggi medesimo il Titolo ad uno de’ Canonici della sua Collegiata.