Questo asse viario cittadino trae verosimilmente il nome dall’atinate Gneus Plancius. Questi nel 58 a.C. mentre era questore in Macedonia, ospitò il conterraneo Marco Tullio Cicerone che ivi si era recato in esilio. Pochi anno dopo, Cicerone ricambiò la cortesia pronunziando l’orazione Pro Plancio a difesa dell’atinate, al quale il rivale sconfitto contestava l’elezione a edile.
A seguito della edificazione di Atina successivamente al terremoto del 1349, via Planca metteva in comunicazione le tre porte della città. Alle vostre spalle si ergeva in effetti Porta della Fontana, così chiamata perché conduceva ad una fontana ubicata fuori le mura. Da questa porta, scendendo per via Planca (nord), si raggiunge Porta S. Maria. Salendo invece per via Planca (est), si giunge a Porta San Rocco o dell’Assunta.
Lungo quest’ultimo tratto di viabilità, furono erette alcune “case palazziate” frutto dello sviluppo settecentesco di Atina. Si segnalano tra queste i palazzi Mancini e Tutinelli. Il primo, purtroppo distrutto dai bombardamenti del 1943, venne affrescato dal valente Teodoro Mancini (1796-1868), allievo del Canova ed amico del Thorvaldsen, e abbellito con ricco giardino. Della famiglia Mancini, vanno ricordati anche i sacerdoti Teodoro (+1573), Antonio (+1601) e Giovanni Bernardino (+1635) che hanno lungamente governato la prepositura di Atina tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento.
Palazzo Tutinelli è ubicato tra i vicoli Sant’Anna e Giardino. Di questa famiglia, si segnalano: il canonico Pietro, abate di S. Maria in Canneto nel 1568 e vicario della prepositura di Atina; l’avvocato Marco, sindaco di Atina in più occasioni ed esecutore testamentario dello zio Domenico Leonardi nella costruzione della