Dal martirio di San Nicandro e San Marciano si ricava anche quello di Santa Daria, la quale, dopo tre giorni dalla passione del marito Nicandro, subì la stessa persecuzione e, per ordine dello stesso governatore, ricevette anch’essa la corona del martirio. Così afferma l’autore del Martirologio, stampato a Lione sotto il pontificato di Gregorio XIII:
“La moglie di Nicandro, avendo seguito il marito, dopo tre giorni ricevette anch’essa la corona del martirio.”
Il Cardinale Baronio, nelle sue annotazioni, seguendo e citando Pietro de Natalibus, riporta:
“Daria, moglie di Nicandro, che aveva incoraggiato il marito a subire il martirio, dopo tre giorni fu anch’essa condannata a morte.”
Anche Paolo Regio, Pietro Paolo Florii e altri autori confermano questa versione.
Non è indicato con certezza, nelle fonti, il luogo dove fu sepolto il corpo di questa gloriosa martire di Cristo dopo la sua morte. Tuttavia, Filippo Ferrario, basandosi sulla Passione di San Nicandro e San Marciano, sostiene che il suo corpo sia stato deposto nella città di Atina. Questo si legge anche nell’Indice Topografico del Catalogo dei Santi d’Italia:
“Ad Atina, nel Lazio: Nicandro, Marciano e Daria, martiri, 17 giugno.”
Nel catalogo si trova poi la seguente descrizione:
“Santa Daria, martire ad Atina, moglie di San Nicandro, che, imprigionata con il marito e poi rilasciata, lo seguì fino al supplizio e lo incoraggiò ad affrontarlo con coraggio. Desiderando ardentemente ottenere la palma del martirio e vantandosi di essere moglie di un martire, ottenne ciò che sperava: infatti, dopo tre giorni, fu catturata dai nemici della fede e subì il martirio per decapitazione il 12 giugno.”
Allo stesso modo, dalla Cronaca della Città di Atina, riportata da Ferdinando Ughelli, si deduce che Santa Daria, dopo il martirio, sia stata sepolta proprio in questa città. Infatti, si legge:
“Salomone VI, vescovo di Atina, uomo di grande eloquenza, dopo aver composto le reliquie dei santi martiri Nicandro e Marciano, nonché quelle di Marco Prefetto e di Pancrazio, aggiunse anche quelle di Santa Daria. Su questi corpi costruì un piccolo tempio e vi eresse un altare. Fece inoltre edificare una chiesa in onore di Pancrazio e Daria nel luogo chiamato ‘Horrea’, in una villa lì situata, che ancora oggi viene denominata ‘Broila’.”
Non essendoci altre fonti autorevoli che rivendichino la cittadinanza e la sepoltura di Santa Daria, si ritiene con ragionevole certezza che il suo corpo riposi nella città di Atina.
Testo liberamente tratto da “Memorie istoriche dell’antica città d’Atina” di Tauleri Bonaventura, 1702