Nel 70° anniversario della Liberazione
PER UN DISTINTIVO D’ONORE
AL COMUNE DI ATINA
In molti cittadini è ancora vivo il ricordo delle vicende tragiche della guerra che ad Atina sostò dal settembre 1943 al 27 maggio 1944, giorno in cui le prime truppe neozelandesi la liberarono dai tedeschi qui annidati ed incavernati nei sotterranei degli edifici cittadini.
Passaggio obbligato per le truppe che da Cassino si recavano sul fronte montano di San Biagio Saracinisco, Scapoli, Colli al Volturno e importantissima retrovia della Linea Gustav.
Atina fu occupata dall’esercito tedesco all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, quando giunse in città ed occupò sistematicamente gli edifici pubblici e molti casolari rurali, requisendo il bestiame nelle campagne che in poco tempo scomparve.
La popolazione viveva nel terrore, anche per i frequenti quotidiani allarmi per le incursioni aeree, e si rifugiava più volte al giorno nei ricoveri di fortuna.
Molti cittadini perirono per il freddo, per gli stenti e per la fame, altri colpiti dai tiri di artiglieria e dai bombardamenti aerei. Ne riportiamo i più significativi dei 78 registrati le cui date si sono potute rilevare attraverso le segnalazioni e le testimonianze:
1943: 19 ottobre; 5 – 12 – 13 – 19 novembre; 13 – 28 dicembre.
1944: 7- 14 – 20 gennaio; 5 – 15 – 20 – 25 febbraio; 15 marzo; 12 – 13 – 15 – 17 maggio.
La distruzione si abbatté su Atina e sulla sua rigogliosa campagna: secondo la stima del Genio Civile il 95% delle case del centro ed il 50% di quelle della campagna andarono distrutte.
«Bande di tedeschi, intanto, si erano date al saccheggio ed alla devastazione di ogni bene ed inoltre alla violenza, mediante uccisioni e impiccagioni. La popolazione dispersa tra i monti con i pochi indumenti e una piccola scorta di viveri, venne sistematicamente scovata, allontanata, rapinata di ogni avere. Furono vuotate le cantine dell’Ing. Guglielmo Visocchi, di Marrazza, di Tutinelli e di Vassalli. Il 24 dicembre in Atina non vi era più vino e i tedeschi provvisti di martelli o di pietre, battevano sul fondo delle botti per meglio assicurarsi che fossero vuote. Mentre nella città si dava la caccia agli uomini ed al vino, nella campagna si faceva quella al bestiame. I tedeschi smontarono il ricco macchinario della Cartiera Visocchi: oltre quattromila quintali di carta, abbondanti scorte di materie prime e di metalli, accumulate nei grandi magazzini, furono trasportate in Germania. La Cartiera fu in otto giorni completamente spogliata e devastata, alla presenza degli operai e delle maestranze che vi avevano lavorato molti anni. Nell’arco di sei mesi, Atina venne completamente devastata dall’avanzata alleata, subendo la quasi totale distruzione dei fabbricati del centro storico e la distruzione delle case rurali.»
Pietro Vassalli
Eloquente ed appropriata a tal proposito la richiesta del Vassalli: «…Ora queste popolazioni spogliate di tutto, più duramente colpite di quelle che hanno avuto il conforto del focolare domestico, e delle masserizie salvate, e, per esse i Comuni d’origine, meritano di essere ricordate alle future generazioni per il martirio degli avi, con una medaglia commemorativa o con distintivo d’onore o attestato di benemerenza».
Con Decreto del 26 giugno 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferita al Comune di Atina la medaglia d’argento al merito civile.
Comune situato ai margini della linea Gustav ed a pochi chilometri da Cassino, occupato dalle truppe tedesche, subiva violenti saccheggi, devastazioni e continui bombardamenti che causavano la morte di numerosi cittadini, nonché la quasi completa distruzione del patrimonio edilizio. La popolazione, costretta a rifugiarsi nei paesi vicini, seppe resistere con fierissimo contegno agli stenti e alle dure sofferenze, per intraprendere, poi, la difficile opera di ricostruzione morale e materiale. Atina (Fr), 1943-1944.