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Storia

Atina nel Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli (1797)

    ATINA città in Terra di Lavoro in diocesi di Aquino distante miglia 8 da Sangermano. L’epoca della sua fondazione è ignota del tutto a cagione della rimotissima antichità. Quello che ne han detto i nostri storici e specialmente il suo cittadino P. Bonaventura Tauleri intorno al suo fondatore, non è, che un ammasso d’insipidissime frottole, prese tutte dalla bottega di Annio da Viterbo; e quello che ne leggiamo nella cronica di essa città ritrovata nel monistero di Fossanova e pubblicata dall’Ughelli (1) è un materiale niente dissimile dal primo. Io metterò intanto sotto gli occhi del mio leggitore alcune notizie, senza affatto involgerlo nella favola, e con brevità gli accennerò benanche ciò che di buono tra il molto inutile inserirono nelle loro opere tanto Marcantonio Palumbo, quanto l’anonimo scrittore di essa città, Gio. Paolo Maria Castrucci, ed altri ancora.

    Gli antichi scrittori che parlarono di Atina non convengono intorno al luogo dov’ella surse e per conseguenza a quale antica popolazione fosse appartenuta. Le rivoluzioni politiche di quei tempi faceano spesso mutare anche il nome delle regioni, ed una città, secondo i vari tempi, ora diceasi di una, ed ora di un’altra popolazione. Vaglia l’autorità di Strabone 2 per confermarlo, avvisando, che i Latini sul principio furono pochi, e domato ch’ebbero dipoi gli Equi, i Volsci, gli Ernici, tutto l’agro di questi appellossi anche Latino. Tolommeo (3) la mette nel Lazio, e Plinio (4) tra i Marsi, e Campagna Felice, e confusamente pure nel Lazio. Servio (5) scioccamente nelle paludi Pontine; e con esso pure l’Ughelli e molti la dissero a capriccio città degli Equicoli, dei Sanniti ec. I suoi primi fondatori furono però i Volsci, onde Atina fu città limitrofa con Arpino, secondo avvisa Cicerone (1), e Silio (2) ci conferma che fosse stata città di essi Volsci. Fu presa dai Romani nel 441 di Roma sotto il Consolato di L. Papirio Cursore e C. Giunio Bruto Bubulco (3), e fatta Municipio (4), come appare da due iscrizioni portate dal Tauleri (5). Vi fu dedotta una Colonia, ad avviso di Frontino (6): Atina muro deducta Colonia, deduxit Nero Claudius. Iter populo non debetur. Ager eius pro parte in Laviniis, et Strigis est adsignatus; e secondo avvisa Cicerone fu fatta Prefettura (7).
    Questa città fu celebre. E chiamata da Virgilio potens Atina (8); e da Marziale (9) antica.

    Sappiamo da Livio (1) che fosse stata posta del tutto a guasto dai Romani, scrivendo: maxime depopulato Atinate agro (2). Soffrì altra devastazione nella venuta dei barbari e verso il 462 si vuole che avessero in parte riedificata gli Atinati la distrutta loro città cingendola di forti mura e torri. I Langobardi la distrussero altra volta e nel 626 fu rifatta e venne in possesso dei duchi di Benevento (3). Carlo M. la tolse ai Langobardi in mano di cui tornò altra volta e da questi sotto il dominio dei figli di esso Carlo M. Indi i Saraceni nell 853 sotto Seodam tentarono di distruggerla (4). Sotto i principi di Capua si governò da conti dei Marsi e dai conti di Aquino (5); dal 1o94 e sino al 114o. Conquistata dai Normanni, Ruggiero la tolse ad Adenulfo conte di Aquino, e la concedè a Francesco d’Aquino conte di Laureto e ad Andrea di Aquino maestro delle armi e nel 114o ne fece confinare il territorio (6).

    Nel 1195 Errigo VI la concedè a Roffredo abate di Montecassino. Federico II la tolse ai Cassinesi e nel 1248 la diede ad Adenulfo conte di Aquino. Gli fu poi tolta e data a Giacomo di Capua nel 1312 da Roberto. Giovanna di Capua moglie di Giacomo Cantelmo unica erede di Giacomo di Capua, la donò nel 1348 ad Antonio Cantelmo suo figlio (7). Riccio di Montechiaro capitano di Alfonso nelle rivoluzioni quei tempi, accadute per cagione della volubilità di Giovanna II fu presa, e danneggiata con tutta la Valle di Comino, e della Badia di S. Vincenzo in Volturno, ma Giovanni Vitelleschi vescovo di Recanati gliela tolse a forza d’armi, per lo Re Renato.

    Tralasciando tutti gli altri avvenimenti, quando venne tutto il Regno in potere di Alfonso d’Aragona fu restituita ai Cantelmi e per la ribellione dei baroni nel 1464. Gio. Paolo Cantelmo, come ribelle, fuggì in Francia e Atina rimase in domanio, che fu poi donata a Diomede Carafa conte di Maddaloni; ma nel 1491 passò in potere di Adenulfo conte di Aquino.

    Da costui passò di nuovo ai Cantelmi e sotto Ferdinando II al regio domanio. Federigo d’Aragona avendo maritata Sanza sua cugina, figlia naturale di Alfonso II d’Aragona con Goffredo Borgia principe di Squillaci figlio di Alessandro VI, avendo comprato esso Pontefice per ducati 60000 la contea di Alvito, per costituirla in dote, Federico ci aggiunse anche Atina e Belmonte.

    Qual matrimonio accade nel 1494 (1), o 1496, come altri scrivono Per le altre rivoluzioni politiche di quei tempi Atina si diede alla parte di Ludovico XII Re di Francia innalzando la bandiera francese contro Federico (2). Discacciati poi i francesi dal Regno, riebbe Borgia il suo contado e per morte di Sanza nel 1504 senza figli ricadde al Regio domanio, giusta i patti apposti nel contratto di tal matrimonio.

    Consalvo primo vicerè di Napoli la diede a Pietro Navarro ma nel 1513 o 1515 per la sua ribellione ne fu investito Raimondo Cardona vicerè di Napoli. Nel 1574 da Antonio Cardona fu venduta a Matteo di Capua che 1595 vendè a Matteo Taverna di Milano; e dal figlio Francesco nel 1606 fu ceduta a Tolommeo Gallio (1): ma fin dal 1597 trovasi comprata la contea di Alvito dal cardinal Tolommeo Gallio per il suo nipote chiamato Tolommeo Gallio, e ne pigliò possesso nel detto anno 16o6. Gio. Paolo Mattia Castrucci (2) ne porta l’iscrizione che attesta questo punto d’istoria.

    Atina ebbe il suo vescovo fin dal primo secolo (3) e fu sottoposta immediatamente alla S. Sede. Quando venne distrutta dai Langobardi, essendo stata rifatta, il primo vescovo, che vi fu mandato, ebbe nome Gaudenzio. La sua diocesi era molto vasta dapprima, e sotto S. Dionigi papa videsi ristretta alle sole sue ville casali e terre che erano sorte dalle rovine di essa città.

    Quando Gio. XIII ebbe a fuggire da Roma andò a ricoverarsi sotto la protezione di Pandulfo principe di Capua e signore di Atina e nel 966 fatto ritorno in Roma, avendo dichiarata la chiesa di Capua arcivescovado, e creato Giovanni fratello di esso principe suo primo arcivescovo, aggregò similmente a quella nuova metropoli molte diocesi, ed anche di Atina (4).

    Sotto Eugenio III perdè la dignità di essere città vescovile, ovvero sotto Innocenzo III come leggiamo nel cronaco di essa città, e fatta prepositura, colla dignità quasi vescovile nullius Dioecesis, e le sue terre diocesane passarono sotto la giurisdizione di Sora, di Aquino e di Montecassino (1). Colla chiesa di Sora sostenne vari litigi per cagione di giurisdizione (2).

    Questa città è posta nella più bassa parte del monte Massico e vi si gode buon aria Da levante confina con Vanafro da sirocco con Casino da mezzogiorno con Aquino e Rocca d Arce da maestro con Arpino e da greco con Alfaena Fu murata con tre ordini di mura con più torri ed ebbe X porte tre delle quali furono le principali la prima appellata Aurea l altra Balnearia la terza de Pirilassi e poi della Fontana Gli avanzi di antiche fabbriche ch erano ne suoi tre borghi indicano anche in oggi abbastanza qual fosse stata la sua gran lezza ne vecchi tempi e che il mio leggitore potrà riscontrare presso quelli che ne han parlato nelle loro opere 3 Cicerone anche vi ebbe una sua Villa 4 e tenne molti casali in oggi distrutti e vialle devastazioni di essa città accadute da tempo in tempo sursero altri paesi Schiavi Campoli Vicalbi Alvito Posta Settefrati Picinesco Casaliverio Cerasolo Folignano Cardeto Belmonte Val le luce ec Sandonato Sannicandro Villa dello Schiio

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