Di remotissima origine è questa città dei Volsci, come testimoniano le mura ciclopiche. Non lontano dal sito dell’odierna città prese parte alla Storia quando fu conquistata dai Romani nel 441 a.C. In seguito, rivendicata dai Sanniti, cadde di nuovo sotto i Romani, subendo la devastazione dei consoli L. Papirio e Spurio Carvilio nel 459. Sembra che Atina fosse divenuta prefettura romana, condizione che mantenne fino agli ultimi tempi della Repubblica. Ottenuto il diritto di cittadinanza, fu iscritta alla tribù Terentina dopo la Guerra Sociale. L’ultima memoria storica di Atina riguarda la colonia fondata da Nerone.
Dalle mura ancora visibili si comprende l’ampiezza dell’antica Atina: si contavano ben sette porte. Numerosi edifici pubblici la ornano: presso il Foro vi era il tempio di Saturno (poi consacrato a S. Cataldo), templi dedicati a Giove (divenuto poi chiesa di S. Pietro) e a Diana (che oggi corrisponde alla chiesa di S. Silvestro). La Cronica di Atina ricorda anche un anfiteatro, una basilica e molti altri edifici oggi scomparsi.
Nel Foro si trovavano statue di cittadini illustri, come quella di Q. Erio Giusto, che lasciò un’annua somma alla plebe povera di Atina, e quella di Giunia Cratilla, onorata per la sua pudicizia. Un’epigrafe latina ne tramanda il ricordo:
OB PVDICITIAM IVNIAE
CRATILLAE ATINATE PVBLICAE
STATVAM PONENDAM CENSVE
RVNT ET STOLAM DEDERVNT
QVAM IVNIVS SYRIARCHES CVM
FILIIS EXHORNAVIT DEDICAVITQVE
Tra i resti più insigni di Atina vi è un mosaico ritrovato nel 1760, giudicato da Winckelmann uno dei più pregevoli per finezza di esecuzione e per il soggetto mitologico raffigurato.
Sul monte che sovrasta la città si conservano ancora i resti dell’acropoli e sepolcri piramidali presso la chiesa di S. Marciano. Intorno ad Atina sorgono borghi e ville che, a giudicare dalle rovine, testimoniano l’antica importanza e grandezza di questa città.
Questa versione è stata adattata all’italiano corrente a partire dal testo pubblicato in “Il Regno delle Due Sicilie, descritto ed illustrato” di Filippo Cirelli (1853-1859).