Categorie
Senza categoria

La grande Cisterna in opera poligonale di Piazza Garibaldi

  • English
  • Français

La struttura urbana di Atina ha origine in epoca medievale e risulta centrata sulla Chiesa dell’Assunta sorta sul tempio di Saturno e sul palazzo costruito dai Duchi di Cantelmo nel XIV secolo su una rocca preesistente; questo primo nucleo urbano era servito da tre strade principali che si collegano tuttora con strette gradonato a ciò che resta della cerchia di mura ed alle sue case-torre.

Lo sviluppo urbano continua nel XVII e XVIII secolo, infatti in questo periodo il tessuto urbano si espande oltre le mura e si arricchisce di palazzi signorili e nuove chiese.
Purtroppo resta poco dell’importante periodo di epoca imperiale e repubblicana.

Gli scavi urbani dell’autunno 2006 hanno portato alla luce, ad una quota di 3m di profondità dal piano di calpestio attuale della piazza, una grande cisterna di forma ellittica, realizzata in opera poligonale, con blocchi ancora perfettamente connessi. Il piano pavimentale, scoperto solo con un limitato saggio, che ha raggiunto la profondità di ben 8m, è costituito da tegoloni posti di piatto, accuratamente accostati.

La funzione di raccolta idrica della struttura è sottolineata dalla sua collocazione topografica in una zona di naturale compluvio, racchiusa tra la collina di S. Stefano ad est (l’acropoli) e l’altura dell’attuale centro storico a ovest.

Si può inoltre ipotizzare un collegamento funzionale di questa struttura con l’acquedotto romano di prima età imperiale, il quale entrava in città nei pressi della cisterna: la tradizione storiografica atinate racconta infatti che un “grande vaso di pietre lavorate con molti aquidotti di piombo” era visibile nella piazza nel 1700 (“Memorie istoriche dell’anticha città di Atina” – Tauleri Bonaventura – Napoli 1702), quindi un castellum aquae.

Cisterna romana di Atina - Ottobre 2006 durante i lavori di scavo - © Giuseppe Massa
Cisterna romana di Atina – Ottobre 2006 durante i lavori di scavo – © Giuseppe Massa

In epoca romana e precisamente nel I sec. d.C., ad Atina era stato effettivamente costruito un acquedotto che attraverso condotti sotterranei e dopo aver percorso un tratto di circa 8km si riversava in un bacino terminale detto castellum aquae, situato ovviamente in una zona alta della città, che attraverso una serie di condutture distribuiva l’acqua in fontane e cisterne disposte in vari punti della città, dopo un opportuno periodo di decantazione e purificazione dell’acqua stessa.

Dal castellum aquae, un condotto sotterraneo faceva confluire l’acqua in un collettore di distribuzione che lo storico Buonaventura Tauleri così ci descrive nel suo volume su Atina del 1702:

“giungeva alla Piazza della Città, ove per comodità dei cittadini e di quanti a questa concorrevano, in un gran vaso di pietre lavorate, ancora in piedi …, si congregava per poi diramarsi, con molti acquedotti di piombo, in diverse parti di questa Città, né Giardini e Campi della medesima”

A sostegno di quanto scritto dal Tauleri, nell’immediato dopoguerra in piazza Garibaldi erano ancora visibili due grossi serbatoi di raccolta delle acque, poi riempiti con il materiale proveniente dalle macerie delle abitazioni e scomparsi in seguito alle ricostruzioni post belliche.
La vasca ritrovata nel 2006, per la sua quota inferiore rispetto ai piani antichi, deve essere individuata come il serbatoio adibito alla decantazione delle acque prima della loro immissione nel castellum aquae che doveva sorgere proprio a ridosso della porta dell’Assunta, attuale ingresso al centro storico e punto tra i più elevati del tessuto urbano.

*Foto in copertina di Massimo Caira