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Braccio reliquiario di San Marco Galileo

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Secondo la leggenda e le notizie riferite nel Chronicon Atinense Ecclesiae (1145-1150) del monaco benedettino Pietro Diacono, Marco, discepolo galileo dell’apostolo Pietro e da lui ordinato vescovo, fu ucciso ad Atina durante la persecuzione di Domiziano (95-96), martirizzato tramite due chiodi conficcati nel capo. Il suo culto fu recuperato in seguito ad alcuni miracoli compiuti verso la metà del secolo XI; il corpo fu quindi ritrovato e portato nella chiesa di Santa Maria Assunta.

Il reliquiario, realizzato per contenere ed esporre tramite una finestrella un dito del santo martire, risale invece al XVIII sec., così come attestato dal bollo impresso all’estremità inferiore della manica, e poi ripetuto una seconda volta sulla base; quest’ultima è sorretta da quattro piedini a forma di cherubino ed è decorata da ovoli e dischetti.

Il braccio con la mano benedicente, è coperto da una manica con polsino ricamato e bordo a larghe frange, con motivi decorativi floreali.

Realizzato da Nicola De Angelis,
inizio secolo XVIII
Argento fuso e inciso, altezza complessiva 53cm, larghezza alla base 16cm.
Punzoni: bollo dell’argentiere, bollo consolare, bollo del Regno di Napoli.
Atina, chiesa di Santa Maria Assunta.

Benché il reliquiario sia punzonato, la sua paternità non risulta tuttavia ben definita: l’oggetto può essere infatti ricondotto a due argentieri operanti fra la fine del Seicento e gli inizi del secolo successivo, Nicola d’Aula e Nicola De Angelis, i quali utilizzavano come bollo personale due punzoni recanti le medesime iniziali “N.D.A.” disposte “in linea” (nel 1973 viene attribuito dal Catello al De Angelis, nel 1997 al d’Aula), cosa che nel tempo ha creato una confusione attributiva al primo opere del secondo e viceversa (tale incertezza è stata riassunta, ma non sciolta, da Iannelli, 2008).

Il pregevole oggetto è stato inoltre punzonato con il bollo consolare di Giambattista d’Aula, argentiere napoletano che ricoprì la carica di console a partire dal 1702 fino al 1736.

La presenza, nella stessa chiesa, di una pregevole croce, punzonata con bolli chiaramente leggibili (bollo dell’argentiere N.D.A., bollo consolare G.B.A.C., e bollo dell’arte, NAP712) può far ritenere che anche il braccio reliquiario sia stato realizzato dallo stesso maestro nello stesso anno in cui fu realizzata la croce, ossia nel 1712: tale datazione pare indicare il De Angelis come probabile esecutore dell’opera, poiché il suo periodo di attività è compreso nel primo trentennio del XVIII secolo. Gli stessi punzoni (N.D.A. e G.B.A.C.) compaiono sul busto di sant’Innocenzo a Grassano (MT), con il bollo dell’arte del 1718, e nel braccio di san Francesco di Sales di Nardò (Boraccesi, 2013, pp. 44-45).

In atto di perpetua devozione, il 28 Aprile (dies natalis del santo patrono di Atina) ed il 1 Ottobre (data della traslazione del corpo) il reliquiario viene portato in processione, al termine della quale viene offerto ai fedeli per il bacio devozionale.