Atina, nel cuore della Val Comino, vanta una disposizione urbanistica unica, frutto di secoli di storia. Tutto ebbe inizio con le splendide domus tardo-repubblicane romane e continuò nel Medioevo, quando prese forma il nucleo storico compatto, con mura difensive, vicoli stretti e case addossate le une alle altre.
Con il tempo, il continuo mutare dell’assetto urbano portò al progressivo isolamento della Spianata di San Marco, un luogo che da fulcro della città divenne spazio solitario, memoria silenziosa dei fasti romani ormai perduti. Nei secoli bui, tra invasioni e distruzioni, la geografia religiosa del Lazio cambiò profondamente.
Nuovi insediamenti in Val Comino (X-XI secolo)
Tra il X e l’XI secolo, la Val Comino conobbe una nuova stagione di vita. A causa del superpopolamento e della ricerca di spazi agricoli, si moltiplicarono gli insediamenti fortificati: un fenomeno che lo storico Toubert definì “urbanesimo rurale”.
Sul piano politico, Sora e la Val Comino furono prima feudi dei conti dei Marsi, per poi passare, dall’XI al XIV secolo, sotto la potente Casa d’Aquino. In questi secoli difficili, l’unico punto di riferimento rimaneva la fede, custodita dall’Abbazia di Montecassino, faro spirituale per le popolazioni locali.
L’apparizione della Vergine sulla Spianata di San Marco
Secondo la tradizione, nel 1044, durante una terribile pestilenza che uccise migliaia di persone, la Madonna apparve in sogno a Benedetto, arcidiacono di Atina. La Vergine chiese che fosse costruita una chiesa sulla Spianata di San Marco, là dove un tempo sorgeva un tempio di Saturno:
«Costruite in mio onore una chiesa, se volete che Dio abbia pietà di voi, poveri peccatori».
In quegli stessi anni, l’abate di Montecassino Richerio (1038-1055) ricevette dal principe longobardo Guaimario IV la decima parte di Atina, segno del forte legame tra la città e l’abbazia cassinese.
Il vescovo Leone, informato dell’apparizione, guidò il popolo a demolire gli idoli pagani e approvò la costruzione della nuova chiesa. La tradizione vuole che, durante la posa della prima pietra, la pestilenza cessò.
La costruzione della Chiesa di Santa Maria
Il cantiere sorse sulla terrazza artificiale della Spianata, sorretta da solide mura romane. I materiali furono recuperati dagli edifici crollati e trasportati con enorme fatica. In soli due anni, la comunità riuscì a completare la Chiesa di Santa Maria, un edificio che divenne subito punto di riferimento spirituale.
Il vescovo Leone avviò anche un ambizioso piano edilizio: accanto alla chiesa sorsero il dormitorio dei canonici, il palazzo di rappresentanza, il refettorio, la cucina e una torre con sette stanze. L’interno fu arricchito con sette altari, un ciborio prezioso, una corona dorata cesellata con le immagini della Santissima Trinità e una seconda corona dorata ornata di dodici torri, sospesa al centro della navata.
Il 7 maggio 1046, Leone consacrò solennemente la chiesa alla Beata Vergine Maria, trasferendovi la cattedra episcopale.
Diffusione del culto e ritrovamento di San Marciano
All’inizio dell’XI secolo, la Val Comino era ancora Contea di Atina, poi nota come Contea di Comino. Già dal 977, la valle era stata segnata dalla presenza benedettina, con i monaci di San Vincenzo al Volturno prima e i cassinesi poi. A partire dal 990 circa, si affermò anche l’influenza dei conti dei Marsi, destinati a giocare un ruolo decisivo nella storia del territorio.
La fama della nuova chiesa di Santa Maria di Atina si diffuse rapidamente, richiamando pellegrini da tutta la contea e oltre. La devozione fu ricompensata con un dono straordinario: il ritrovamento delle reliquie del martire San Marciano, che aumentarono la fama del santuario e lo resero meta privilegiata di fede e pellegrinaggi.