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Atina secondo Ferdinando Pistilli

    Sorge nel piano di una Collina niente spiacevole. Potrebbe far credere l’opposto la corona dei monti che sembrano renderla infelice. L’aere è molto sano e perciò gli abitanti sono di buona salute e di buon sangue. Nè è da attendersi a quel, che in contrario ne scrive Servio in Virgilio (11).

    La materiale grandezza dell’antica Atina è anche oggidì visibile dalle vestigia delle rovinate mura. Il circuito del primo muro dà un estensione che sorprende. Principia dal ponte, ora rovinato dalle inondazioni; gira verso l’antica Porta, che dà la strada alla Villa del Peschio, ed al Colle detto de’ Monumenti verso gli antichi sepolcri, che vi sono (1o). La medesima muraglia cingeva la Città con Porta verso il fiume Molarini; lasciando la riva di questo stendevasi tanto, che dava la quarta Porta detta del Sacco, che corrispondeva alla Sede de’ Cavalieri. Indi tirava avanti pel monte detto di S Giovanni alla Valle Giordana, ove era la quinta Porta ed oggi la strada, che conduce al Monistero de’ Zoccolanti, che prima abitavano i Cassinesi. La stessa Porta era verso la medesima Valle nella strada di Cancello, strada angusta (d) e ben fastidiosa. Si osserva finalmente la settima Porta, seguendo il medesimo muro sopra la salita della Torre al campo della Fontana.

    Abbellivano la Città di Atina li vasti Tempii, innalzati alle diverse Deità adorate da’ Gentili. Vengono rammentate dalla Cronaca di Atina quello di Saturno di cui s’è parlato per l’avanti, quelli di Giano (e), di Diana, di Giove, di Giunone etc.


    (d) É egli un sentiero dalla natura talmente disposto che Ladislao disfatto dagli Angioini, colle reliquie delle sue truppe, ivi fece fronte all’esercito vittorioso, sino a farlo retrocedere: Ludovicus… ad nostrum Cancellum, ut inde exercitum traduceret, accessit; sed quia Ladislaus hunc aditum optime etiam munierat, et pauci transitum multis impedire poterant, cum per vallem valde arctam 4ooo pass. longitudinis altis montibus sectam natura, coeno, atque lapidibus impeditam, transeundum esset, ne copias periculo committeret, recessit, et Regnum dimisit. Palombo

    (e) Il Tempio di Giano dette il nome alla Selva piana, oggi Settignana: In Villa, leggesi nella Cronaca Atinese, quae sept. Jani vocabatur, non longe a Civitate, in qua idolum aureum, et argenteum eiusdem colebatur Jani. Qui vicino si vuole che fosse la Villa, ove riposò Cicerone nel partire per l’esilio di cui fa menzione Valerio Massimo Lib .I c. 5 dicendo: Urbe pulsus M. Cicero cum in Villa quadam campi Atinatis diversaretur etc. E Cicerone stesso ne parla al Lib I 28 de Divin. : Cum in alla fuga, ci dice, nobis gloriosa, Patriae calamitosa, in Villa quadam Campi Atinatis manerem etc.

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