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Storia

Atina secondo Ferdinando Pistilli

    Quello di Diana, oggi consacrato a San Silvestro, fu innalzato dall’Imperadore Adriano: Adrianus Imperator Atinam veniens, Templum Dianae continuo fecit in eo loco, ubi balnea dicebantur Imperialia, non longe ab Amphitheatro contra meridianam plagam, subtus viam Aquaeductus (Ib). Vi erano ancora de’ magnifici Edifizii pubblici, come l’anfiteatro costruito all ultimo buon gusto dell’Architettura Romana, la Piazza Antoniana, e le Terme con un magnifico Palazzo nel monte vicino alla Chiesa di S. Angelo.

    Questa material delineazione della Città in qualche modo dimostra l’antico potere di Atina e che ragionevolmente Plinio (12) ne lodasse la potenza insieme con Virgilio (13) ed altri. Or appunto tal fidanza nelle sue forze fu cagione di collegarsi spesso co’ vicini Sanniti, per cui di sovente correva dietro la sorte di quel Popolo rivoltoso. In fatti vendicatisi i Romani dell’affronto e dell’avvilimeuto sofferto nel 433 di Roma nella Valle di Caudio, fu Atina in pena ridotta in Prefettura. Cessarono perciò le proprie Leggi e la facoltà d’elegger i Magistrati e cominciò ad esser governata da Pretori Romani o da Prefetti da questi eletti (14). In tale stato ella durava a tempo di Cicerone, come egli stesso l’attesta (15): Hic, dice di Planco, est è Proefectura Atinati… Hujus Proefectura, plena virorum fortissimorum, sic ut nulla tota Italia frequentior dici possit.

    Pochi anni dopo tornò Atina a scuoter il giogo de’ Romani, collegandosi di bel nuovo co’ Sanniti. Ma nel 441 si vede ridotta al suo dovere dal Console Giunio: Adjiciunt Atinam, et Calatiam ab eodem (Junio) captas (16). Non guari dopo torna a riunirsi Atina co’ Sanniti. Onde Sp. Carvilio essendosi portato all’assedio di Comino nel 46o, distrusse per allora, e rovinò i suoi campi (17). Sotto Nerone la leggiamo Colonia, che volle egli vi si deducesse: Atina, muro ducta Colonia: duxit Nero Claudius Caesar (18). In questo stato di amicizia co’ Romani si elettrizzò vie più lo spirito marziale della Città di Atina. In fatti le virtù, e ‘l valore degli Ateniesi, mostrato nelle Cariche, e nelle spedizioni contra i nemici della Repubblica Romana, mossero il Senato a dichiarar Municipio la loro Città. Esiste tuttavia una Lapide in Atina riportata dal Muratori pag. MCII:

    Q. HERIO. Q. F. TER. OCTAVIO. IVSTO
    PATRONO. MVNICIPI. FLAM. DIVI
    TRAIANI. AED. II VIR. II
    QVINQ. Q. II. OB MERITA. EIVS
    ATINATES. DEC. AVG. ARKANI. VI. VIR.
    PLEBS. VTRIUSQVE. SEXVS. EX
    REDITV. PECVNIAE. LEGATAE
    SIBI
    L. D. D. D

    Non troviamo di Atina avvenimenti di rilievo ne’ bassi secoli. Soltanto al principio del secolo V, o sia nel 42o con orrore udiamo la totale distruzione della Città fatta da Arcadio. Queste sono le parole della Cronaca di Atina, che ne racconta l’eccidio: Quod (f) cum Imperator audisset, paravit exercitum valde terribilem… Cum fuissent ingressi, omnes, quos inveniebant trucidabant… Cives siguidem partim gladio corvuentes, partim fuga evaserunt; quosdam vero duxere captivos. Imperator vero deputatis fossoribus, omnia moenia, et muros Civitatis pariter dirui fecit… Civitas vero cd solum redacta multis temporibus mansit inculta (1o).


    (f) Narra la suddetta Cronaca, che in quel tempo dominava in Atina il figlio dell’Imperadore Arcadio e che per uno affronto commesso dal medesimo ad una famiglia rispettabile, la Città tutta si sollevasse, e lo trucidasse: per cui adirato l’Imperadore uguagliasse al suolo la Città ribelle. A questo racconto poco verisimile si oppone l’Ughelli dichiarandolo una vera favoletta. Imperocchè dice, che l’Imperatore Arcadio ebbe il solo Teodosio, il quale successe al padre nel 4o8, e regnò con Onorio, e Valentiniano sino al 449, tempo, in cui passò all’altra vita. Ital. Sacr. Ep. Atin. Laonde tutto altro sarà stato il motivo di questa rovina di Atina come si rileva dall’evidenza di un anacronismo di tal sorta.

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